a cura di Stefano De Rosa e Susanna Ragionieri
La mostra costituisce un’occasione preziosa per tornare a considerare la vicenda artistica di un pittore generoso, amante della sua città, animato da idee nobili circa la missione dell’arte e sensibile ai richiami dell’Umanesimo.
Luciano Guarnieri, allievo prediletto di Pietro Annigoni, vide la Firenze che rinasceva dai disastri della guerra, che tornava a sperare e a sorridere. Fu proprio negli anni creativi del dopoguerra, che Guarnieri iniziò a sentire il lavoro artistico come una professione nobile, imparentata con il mondo degli artigiani.
La mostra, dopo aver indagato il rapporto con Annigoni, offre la testimonianza della solida amicizia che legò Guarnieri a Prezzolini, oltre a dedicare una sezione agli autoritratti e ai ritratti della moglie, Dolores Angleton, e dei figli, Francesco e Lorenzo.
Un’ultima sezione, infine, documenta la lunga serie dei viaggi di Luciano, negli Stati Uniti, a Praga, in Messico, in Cina, in Irlanda. Furono viaggi compiuti in tempi di pace, per compiere dei ritratti o per catturare un’immagine personale della realtà americana o di altri luoghi, o viaggi rischiosi, come quello di Praga, su cui incombe, sinistra, la silhouette dei carri armati sovietici.
Guarnieri è stato un artista civile, perché ha dato voce all’epos popolare, ha cantato con forza la vita degli umili, italiani, messicani, cinesi, di tutto il mondo, mostrando come le ragioni della vita conducano alla speranza, risorsa che nessuna violenza può veramente opprimere.